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Il quadro di riferimento

Un Paese in crescita accelerata
Il Brasile è uno Stato di 190 milioni di abitanti, con un’estensione quasi doppia dell’Europa, che ospita il 13% delle acque dolci del pianeta, regno della biodiversità con un quarto delle terre coltivabili ancora non sfruttate e con la non trascurabile prospettiva di diventare il maggior produttore alimentare del mondo nel prossimo decennio. L’espansione economica è rapidissima, dato che dal 2007 il PIL cresce a un ritmo sopra il 5% annuo.
La riforma monetaria degli anni Novanta, l’azzeramento del deficit e i 25 milioni di oriundi italiani stanno facendo del Brasile uno dei principali partner commerciali dell’Italia:
oltre al consolidato export di macchinari, la penisola ha infatti cominciato a diversificare l’esportazione di prodotti finiti e di beni capitali verso il gigante sudamericano. Il Brasile è oggi al quarto posto negli investimenti italiani all’estero e lo scambio commerciale è valutabile intorno agli 8 miliardi di euro.
In particolare l’area metropolitana di San Paolo, un bacino di circa 30 milioni di abitanti (di cui 5 milioni di origini italiane), è la regione più dinamica del Sudamerica e rappresenta la decima economia al mondo con un PIL da 150 miliardi di dollari all’anno. In questa area metropolitana la crescita urbana è vertiginosa.
Eppure lo sviluppo accelerato genera numerose urgenze in materia di sostenibilità. Le aree più inurbate – a partire dalla regione di San Paolo – stanno infatti crescendo secondo l’antiquato modello basato su consumi energetici elevatissimi, creazione di immensi scarti in assenza di processi di riciclo, mancata gestione dei contraccolpi ambientali e sociali.

Green economy: la risorsa emergente
Il Brasile per abbattere le emissioni di CO2 fino all’appuntamento di Copenaghen ha operato soprattutto con una politica di preservazione forestale molto più rigida rispetto al passato ed ha incentivato la produzione di biodiesel anche per opportunità commerciale. Ma i segnali di attenzione verso l’efficienza energetica, le politiche di riduzione dei consumi e la preoccupazione per l’inquinamento sono già evidenti:
dal 2007 in molti municipi è obbligatorio costruire con impianti di solare termico
(ad esempio, il progetto di edilizia residenziale varato nel 2009 dal governo,
denominato Minha Casa Minha Vida, che prevede la costruzione nei prossimi
anni di milioni di residenze)
a Bahia si sta studiando l’opportunità di uno stadio solare
in molti condomini di San Paolo i residenti stanno organizzando la raccolta differenziata
si stanno studiando nuove misure di energia rinnovabile integrate alle costruzioni soprattutto dopo i collassi elettrici di San Paolo nel 2009
il sistema di certificazione Leed va diffondendosi presso i costruttori
il mercato dell’efficienza energetica è previsto in crescita del 35% nel 2010
il ministro dell’Industria sta varando investimenti per la ricerca di surrogati di plastica
e vetro, anche perché aree come San Paolo riciclano cifre minime dei propri rifiuti
(solo l’1,1%!)
Ma questi sono solo alcuni dei tanti esempi possibili…

Investire nello sviluppo consapevole
Per un’economia come quella italiana i tempi sono ormai maturi per avviare l’esplorazione a tutto campo delle esigenze ed opportunità del Brasile in materia di innovazione sostenibile.
Il gigante sudamericano ha dimensioni tali da garantire elevate capacità di investimento e cresce a ritmi vertiginosi in controtendenza rispetto alla crisi globale; però, per regolare questa crescita ha bisogno del know how di chi ha già sperimentato gli effetti positivi e negativi del boom economico, sviluppando soluzioni per renderlo sostenibile nel lungo periodo.
In questa direzione l’Italia, soprattutto attraverso le imprese della Lombardia e delle aree limitrofe, può offrire un’ampia serie di prodotti, servizi e idee: in tempo di crisi, si tratta di esportare in Brasile le soluzioni che, se adottate tempestivamente, l’avrebbero potuta evitare.
Per l’Italia è un’occasione di ripresa, per il Brasile un incentivo alla crescita duratura.